(ex?) zitella... ex precaria!

sabato 20 luglio 2013

La grande bruttezza

Dopo mesi di assenza dalle sale cinematografiche, approfittando del cinema all'aperto sono andata con due amiche a vedere "La grande bellezza" di Sorrentino". Ne avevo sentito parlare in tv con parole colme di entusiasmo, ero convinta di andare a vedere un filmone. Bene, adesso mi lancio a scrivere la mia prima (e ultima?) recensione cinematografica.

"La grande bellezza" è una palla micidiale. Il protagonista è Jep, un 65enne mondano, molto mondano, che vive a Roma, passa la vita tra il suo attico vista Colosseo (quello di Scajola?) e festini. In pratica, il film è una carrellata di scene con vecchie baldracche che si dimenano e fanno i trenini, e nel mentre si fumano qualsiasi cosa si possa inalare. Ogni tanto salta fuori una riflessione finto-filosofica di una banalità totale, il tutto condito da periodiche comparse di tette e culi.
240 minuti di flash introspettivi e pipponi nemmeno originali: a queste feste superfiche in realtà sono tutti infelici. Ma va, e io che ero convinta che i divi fossero tutti strafelici, per questo si circondano di coca e zoccole.
Fantastici i commenti del pubblico. Alle nostre spalle c'erano le signore della Padova bene: "Effettivamente è un film che descrive la realtà, queste feste sono così tristi". Detto da siorette che al massimo saranno andate alla sagra del bigolo in salsa.
A un certo punto, in un flash-back il protagonista ricorda la sua prima volta, un momento che dovrebbe essere appunto un attimo di grande bellezza. Lei e lui in riva al mare, lei si sbottona la camicetta (ovviamente non fa uso di reggiseno nonostante la volumetria poco pratica da gestire) e gli dice "Adesso ti faccio vedere una cosa". E al mio fianco qualcuno sbotta "To', un'altra tetta" "Ma se sono due ore che non vediamo altro!".
Oltretutto le sedie di plastica massiccia erano scomodissime, alla fine del secondo tempo avevo il sedere quadrato e mal di schiena. Alcuni spettatori, tra cui me e le mie amiche, cercano sugli smartphone la durata del film e calcolano quanto può ancora mancare: "Ce ne andiamo?", "Non ci obbliga nessuno a 'sto supplizio".
Tornata a casa ho letto qualche recensione su google. Film visionario, innovativo, felliniano.
La mia teoria è che nessuno di questi critici ha capito una mina, ma si vergognano di dirlo e allora fanno gli intellettuali.
L'unica recensione sensata che ho letto? Eccola qua:  
Lampante e stracitato il canone FF (Fellini-Flaiano, o forse sarebbe il caso di scrivere Flaiano-Fellini) per quanto tra “La dolce vita” e “La grande bellezza” ci sia lo stesso rapporto che intercorre tra la carriera militare di Napoleone e il gioco del Risiko.
 (http://www.linkiesta.it/la-grande-bellezza#ixzz2Zad81ZB0):



2 commenti:

  1. Non che "La Dolce Vita" fosse un filmone! Piuttosto il film italiano più sopravvalutato di tutti i tempi. A mio modesto parere.

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  2. Ecco, se "La dolce vita" è sopravvalutato, ti lascio immaginare "La grande bellezza"...

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