(ex?) zitella... ex precaria!

venerdì 31 ottobre 2014

Look improbabili ad Halloween

Ho accettato l'invito per una serata con amici, cena più ballo, per il 31 ottobre, senza minimamente far mente locale sul fatto che si tratta nientepopodimeno che di una FESTA DI HALLOWEEN.

Alle ore 13, mentre esco da scuola, mi arriva il messaggio: "Stasera truccati di nero e cappello da strega".
Mi precipito quindi al mercatone cinese alla ricerca di un cappello da strega. E qui lo spettacolo è surreale: donne di tutte le età, dalle adolescenti alle madri di famiglia, frugano disperate tra gli scaffali alla ricerca di cappelli, mantelli e orpelli vari per sè, per i mariti, per i figli.
Il commesso cinese, intento a sistemare gli addobbi natalizi, ci informa che i cappelli da strega sono "esauliti", ma noi "trovale altli cappelli". E così parte la caccia. Le donne afferrano qualsiasi cosa abbia l'aria vagamente carnevalesca e sia di colore nero o viola:
- boa di finte piume struzzo
- cappellini con paillettes
- farfallini con strass
- guanti di pizzo ad altezza gomito
- cerchietto per capelli con corna da diavoletto che si illuminano 
- teschietti di plastica
- centrotavola a forma di zucca.

Scatta la solidarietà femminile: "Dove hai trovato quei guanti?", "Ottima idea il boa".
Negli scaffali trovo persino una divisa da infermiera sexy: io e un'altra donna la guardiamo e concludiamo che sarà lì per sbaglio. Passi per scheletri, streghe e maghetti, ma chi vuoi che si vesta da infermiera sexy a una festa di Halloween?



Quanto a me, alla fine mi sono comprata un boa blu e un microcappellino come quello della foto: non sarà un cappello da strega, ma almeno è un cappello. Ho attaccato qualche ciocca di finti capelli in plastica blu sfumato viola, mi sono truccata pesantemente con la matita nera degli occhi, labbra incluse. Effettivamente l'aria da strega ce l'avevo, anche se con quel cappellino sembravo più uscita da un bordello parigino di fine Ottocento. Il boa non ho avuto il coraggio di tirarlo fuori dal suo sacchetto: perdeva tante piume che sembrava una nevicata radioattiva, batuffoli blu/violacei ovunque.

Comunque sia, mi sono divertita, un po' come quando da bambina giocavo a travestirmi con quello che trovavo nel baule dei giochi. Alla faccia della festa commerciale, dell'americanata, del consumismo: una bella serata con gli amici, e via libera alla fantasia.
Che ognuno si vesta e si trucchi come gli pare, una volta tanto! E mentre ero alla festa, non ho potuto fare a meno di notare che c'era una vestita da infermiera sexy...

giovedì 30 ottobre 2014

Uomini dall'abbigliamento inguardabile

Una mia amica si lamenta del fatto che certi uomini si vestono in modo davvero inguardabile: riescono a sbagliare persino nell'abbinare il pantalone della tuta alla maglietta quando vanno in palestra. Insomma, non è che ci sia bisogno di essere Valentino per capire che la maglietta rosa con il pantalone scozzese fa a pugni, o che il pantalononcino fantasia non sta bene con la camicia (a questo proposito, segnalo che il bellimbusto qui sotto ha l'aggravante di essere stato vestito da uno stilista).


Allora chiediamoci: perchè molti uomini non optano per qualcosa di semplice, ma decente: per esempio colori neutri, o tinta unita, o il classico "sta bene con tutto"? Perchè intestardirsi a comprare maglioni fantasia nordica o maglie con renne fluorescenti?
Io una risposta ce l'ho. Molto spesso non sono loro a comprarsi questa roba, sono le madri. Poi loro riescono a peggiorare la situazione mettendo insieme ciò che mai dovrebbe essere accostato, ma i singoli pezzi in sè riflettono i gusti di una sciura sessantenne, non di un ragazzo.
Perchè c'è questa diffusa, malsana abitudine per cui i vestiti per l'uomo li compra la donna.
Anni fa accompagnai il mio fidanzatino dell'epoca (allora avevamo sui 25 anni) a comprare per la PRIMA volta un pantalone da solo: viveva infatti nella certezza che in tutto il mondo fosse impossibile trovare pantaloni che andassero bene per lui, se non nel negozio del lontano paesello dove si serviva la madre. Rimase sconvolto quando, dopo aver capito più o meno cosa voleva, lo costrinsi a chiudersi in un camerino e PROVARE 5-6 pantaloni. Nel frattempo, altre ragazze facevano esattamente la stessa cosa con i propri rispettivi partner.
Tempo fa in un grande magazzino ho visto un cartello: "Donne, non stressatevi! Qui cambiamo i vestiti di vostro marito". Seguiva una tabella con la corrispondenza tra taglia maschile, peso, altezza e simili.

Allora oggi lancio anche io un messaggio:
Donne, non stressatevi. Scegliete un uomo che sia in grado di comprarsi un paio di mutande da solo. Se oltre a comprarsi la biancheria è anche in grado di capire quando un buco su un calzino non può più essere rammendato e provvede autonomamente all'eliminazione del calzino stesso, tenetevelo ben stretto (il marito, non il calzino). Se poi è anche capace di abbinare i capi d'abbigliamento in modo decente, sposatelo senza esitazioni, ma solo dopo aver accuratamente verificato che alle sue spalle non ci sia una donna (mamma, moglie, amante) che sceglie e abbina i vestiti per lui!



giovedì 23 ottobre 2014

Non sono razzista, ma...

Mi spaventa il razzismo.
Non quello dei leghisti sfegatati, né quello di chi è convinto che i rumeni siano tutti ladri, che gli africani siano tutti morti di fame, che Ebola si trasmetta con il pensiero e che i comunisti mangino i bambini. Questo mi fa quasi ridere
Invece mi spaventa il razzismo delle persone per bene.


Si parlava del più e del meno e la signora diceva che un suo parente fatica a trovare personale per la raccolta della frutta nella sua azienda, perchè i giovani oggi non accettano lavori faticosi.
Strano, un mio caro amico senegalese ha chiesto lavoro a tutte le aziende ortofrutticole della zona e non ha trovato nulla.
- Eh, ma i neri non li vuole perchè una volta ne hanno avuto uno e non faceva niente, non aveva voglia di lavorare.
Ecco, questo è il razzismo che mi fa paura. Il razzismo delle persone buone, oneste, per bene.

Per la cronaca, il mio amico poi è andato in Francia, ha portato il cv in un'agenzia interinale e il giorno dopo era già al lavoro.